Sanguine. Luc Tuymans on Baroque
Fondazione Prada / 18 ottobre 2018 – 25 febbraio 2019
A cura di Luc Tuymans
“Sanguine” è una lettura personale del Barocco, costituita da accostamenti inediti e associazioni inaspettate tra lavori di artisti contemporanei e opere di maestri del passato. Senza seguire un rigido ordine cronologico o un criterio strettamente storiografico, Tuymans elude la nozione tradizionale di Barocco e invita a rileggere l’arte seicentesca, ma anche quella contemporanea, mettendone al centro la figura dell’artista e il suo ruolo nella società.
Data la vastità della mostra ho selezionato alcune delle opere che mi hanno maggiormente colpita, grazie alle quali traccerò un personale percorso all’interno della rassegna.
Luc Tuymans, The Worshipper, 2001.
Facendo un balzo alla seconda sala del percorso incontriamo tre sculture di Nadia Naveau, classe 1975.
In queste opere il riferimento al passato avviene per frammenti, ai quali vengono aggiunti nuovi elementi.
Le numerose teche che compongono l’opera Fucking Hell (2008) di Jake e Dinos Chapman, offrono un’aspetto grottesco del terrore, incarnato da 60mila soldatini giocattolo che praticano o subiscono violenza .
La presenza di Caravaggio ‘Ragazzo morso da un ramarro‘ 1595/1596 è la perfetta celebrazione delle atmosfere narrate dal percorso di mostra sin’ora svolto.
Ad accoglierci è l’installazione di DeBruyckere, In Flandres Fields, 2000.
Arocha e Schraenen nell’opera di specchi CircaTrabat, 2007, propongono una visione riflessa e frammentata dello spazio espositivo. Una ridondanza di riflessi invece che di forma, restando sul tema Barocco. Sullo sfondo due MaterDolorosa di Pinsel (1858) creano un legame dialogico che incanta il visitatore che, probabilmente rapito dal forte impatto visivo di queste opere, noterà solo in un secondo momento di trovarsi dinnanzi ad un’altra, celebrissima, opera di Caravaggio, Davide con la testa di Golia (post 1606)
È pur vero che Walter Benjamin, dall’alto del suo pensiero, ci aveva avvertiti per tempo.
È il barocco che segna l’inizio della modernità, sosteneva tra altre cose nel saggio Il dramma barocco tedesco del 1926, dove aveva visto bene come la fonte d’ispirazione dell’arte contemporanea dei primi decenni del Novecento arrivava dall’impulso di contestazione dell’armonia classicistica e della compostezza formale che si era imposta nel secolo precedente.
Del resto, Benjamin conosceva bene anche la musica classica e sicuramente ascoltava Georg Friedrich Händel per cui è stato proprio un peccato che non abbia fatto in tempo ad ascoltare Jimi Hendrix che gli avrebbe dato più che ragione visto che il rock del cantautore chitarrista era intriso di trascrizioni degli accordi barocchi del “grande Sassone” del Settecento.
Tutta questa tematica si svela come attraverso uno squarcio aperto da questa mostra che, dicono i responsabili della fondazione «non solo forza i confini abituali della nozione stessa di Barocco, estendendone la durata fino al nostro presente, ma dimostra anche come gli artisti abbiano contribuito, nel corso degli ultimi due secoli, a ridefinirla, dall’accezione negativa attribuita dalla critica d’arte del tardo Settecento, fino alla rivalutazione attuata dal pensiero post-moderno e alla riaffermazione di un’espressività barocca e figurativa nell’arte degli ultimi anni.